La glicazione nella malattia di Alzheimer

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVI – 04 maggio 2019.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La glicosilazione non enzimatica o glicazione è una reazione aspecifica di combinazione del glucosio o di altri monosaccaridi ad una proteina o a un lipide, senza l’intervento di un enzima che catalizzi un evento di legame in una sede molecolare precisa. A differenza della reazione di glicosilazione enzimatica, che conferisce specifiche proprietà funzionali alle molecole biologiche, la glicazione, dipendente dalla concentrazione dei monosaccaridi, pregiudica il funzionamento delle macromolecole e costituisce, con l’ossidazione e il declino ormonale, uno dei tre processi fondamentali dell’invecchiamento.

La natura irreversibile del processo e il legame del monosaccaride a qualunque sito chimicamente disponibile di una proteina, talvolta neutralizzando la carica di residui aminoacidici con conseguenti alterazioni morfo-funzionali, determinano la formazione di prodotti finali definiti con l’acronimo suggestivo AGE (da advanced glycation end product)[1]. La reazione si verifica in presenza di un’alta concentrazione di monosaccaridi e consiste inizialmente nella formazione di una base di Schiff e poi di un composto di Amadori, che per natura sono molto reattivi e vanno incontro a numerosi riarrangiamenti, formando crosslink proteina/monosaccaride eterogenei e irreversibili.

Il peptide amiloide Aβ1-42, direttamente implicato nei processi patogenetici della malattia di Alzheimer, tende in maniera marcata ad andare incontro a glicazione, per questo è oggetto di intensi studi un ipotetico ruolo di tale processo nella patologia neurodegenerativa più grave che colpisca il cervello umano, e ci si chiede se il contrasto terapeutico della glicazione possa in qualche modo modificare il decorso della malattia.

-(carbossietil)lisina (CEL) è un composto AGE comunemente associato alla malattia di Alzheimer, che si presenta sia al residuo di lisina 16 sia al residuo di lisina 28 di Aβ1-42. Il metilgliossale[2] è comunemente usato per l’aspecifica glicazione di Aβ1-42, che risulta in una complessa mescolanza di peptidi AGE-modificati e rende difficile l’identificazione di un AGE con un ruolo causale a uno specifico residuo aminoacidico. Un gruppo di ricerca neozelandese, con prima firma quella di un ricercatore dall’insolito cognome biconsonantico di origine asiatica “Ng”, ha raccolto la sfida di questa difficoltà, ed è riuscito a superarla sintetizzando chimicamente glicazioni CEL definite su Aβ1-42: al residuo Lys-16 (Aβ-CEL16), al residuo Lys-28 (Aβ-CEL28) e ad entrambi, Lys-16 e 28 (Aβ-CEL16&28). In tal modo, i ricercatori hanno potuto sperimentare i singoli composti e determinare quale avesse il maggior impatto sulla formazione delle fibrille amiloidi che hanno un ruolo patogenetico nella malattia di Alzheimer.

(Ng J., et al. Site-specific glycation of Aβ1-42 affect fibril formation and are neurotoxic. Journal of Biological Chemistry - Epub ahead of print doi: 10.1074/jbc.RA118.006846, 2019).

La provenienza degli autori è la seguente: School of Biological Sciences, University of Auckland (Nuova Zelanda); Institute of Natural and Mathematical Science, Massey University (Nuova Zelanda).

Ricordiamo qualche nozione di base sui peptidi β-amiloidi derivati dalle scissioni operate in sequenza da β-secretasi e γ-secretasi sul grosso precursore polipeptidico APP (amyloid precursor protein), proteina transmembrana presente in varie isoforme e per la quale sono state scoperte numerose funzioni fisiologiche.

Per effetto dell’intervento dei due enzimi si formano due classi di peptidi: Aβ1-40, 42 e Aβ11-40, 42; tali molecole si accumulano nello spazio extracellulare del neuropilo della neocorteccia e dell’ippocampo. Nei neuroni, il precursore APP è condotto, mediante trasporto assonico anterogrado rapido, ai terminali nervosi dove, in compartimenti endocitici, è scisso da β-secretasi e γ-secretasi, che liberano peptidi Aβ monomerici nello spazio esterno alla cellula nervosa. In queste sedi, una parte dei peptidi Aβ sembra derivare da processi post-sinaptici. I multimeri Aβ si assemblano in β-configurazione, in protofilamenti e fibrille amiloidi. Tali aggregati fibrillari appaiono classicamente birifrangenti alle colorazioni con Rosso Congo o thioflavina quando osservati, rispettivamente, in luce polarizzata o in illuminazione a fluorescenza. Tra questi aggregati, in passato si è ritenuto che le principali specie tossiche fossero placche, fibrille e protofibrille, ma in epoca più recente questo ruolo è stato attribuito agli oligomeri diffusibili[3] o multimeri, spesso detti ADDL (Aβ-derived diffusible ligands).

In corrispondenza delle sinapsi, BACE1 scinde APP nei compartimenti endocitici formando derivati amiloidogenici C-terminali, che sono poi scissi dalla γ-secretasi in peptidi Aβ 40, 42, 43; tali molecole, rilasciate in corrispondenza delle giunzioni, sembrano agire da depressori dell’attività eccitatoria glutammatergica, agendo sui recettori del glutammato. L’accumulo di Aβ ai terminali sinaptici perturba la neurotrasmissione, incluso il potenziamento a lungo termine (LTP).

I ricercatori neozelandesi hanno accertato e dimostrato che la doppia glicazione di CEL ai siti Lys-16 e Lys-28 di Aβ1-42 ha il massimo impatto sulla formazione di fibrille amiloidi.

Le previsioni in silico hanno indicato che Aβ-CEL16&28 aveva un cambiamento dell’energia libera sostanzialmente ridotto, che contribuiva alla destabilizzazione delle fibrille, e un diminuito tasso di aggregazione. La singola glicazione CEL al sito aminoacidico Lys-28 presentava il minore impatto sulla formazione delle fibrille, e la glicazione CEL in Lys-16 ritardava la formazione delle fibrille.

I ricercatori hanno poi valutato la tossicità neurale di questi peptidi e l’impatto sulla funzione mitocondriale in una linea cellulare di neuroblastoma umano, differenziata con acido retinoico SH-SY5Y. La verifica sperimentale ha mostrato che solo Aβ-CEL16 e Aβ-CEL28 sono neurotossici, probabilmente attraverso una via non-mitocondriale, mentre Aβ-CEL16&28 non è neurotossico.

Un dato molto interessante è che Aβ-CEL16&28 depolarizzava il potenziale della membrana mitocondriale, e Aβ-CEL16 accresceva la respirazione mitocondriale al complesso II, probabilmente indicando, rispettivamente, mitofagia e un percorso metabolico alternativo.

Concludendo, i ricercatori sottolineano che i risultati del loro lavoro forniscono rilevanti conoscenze per approcci terapeutici volti a neutralizzare le molecole neurotossiche Aβ1-42 CEL glicate.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle numerose recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-04 maggio 2019

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] I composti AGE non hanno solo origine da cause patologiche (diabete) o da processi endogeni di invecchiamento, ma sono anche assunti con la dieta e accresciuti da abitudini voluttuarie, come il fumo di sigaretta.

[2] È l’aldeide piruvica, ossia un derivato ridotto dell’acido piruvico. Recentemente ha acquisito una diffusa popolarità come composto ad azione antibatterica contenuto nel miele di Manuka. Il miele di Leptospermum scoparium (Manuka) è tradizionalmente adoperato in Nuova Zelanda come rimedio terapeutico naturale.

[3] V. Note e Notizie 27-05-06 Alzheimer: individuato processo nei disturbi di memoria precoci (studio di cinque specie di oligomeri : da monomeri a dodecameri); Note e Notizie 02-05-09 Il prione nella malattia di Alzheimer; Note e Notizie 09-04-11 Alzheimer: β-amiloide sufficiente ad indurre iperfosforilazione di tau e degenerazione; Note e Notizie 14-05-11 La vulnerabilità regionale nella malattia di Alzheimer. Per le numerose altre recensioni sull’argomento si cerchi nell’elenco della sezione NOTE E NOTIZIE.